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Eleanor Roosevelt, una biografia politica

Raffaella Baritono, Eleanor Roosevelt. Una biografia politica, Il Mulino, Bologna, 2021, pp. 595

Eleanor Roosevelt, 1933

a cura di Silvana Citterio

Il testo si struttura in cinque capitoli (e in un epilogo) che, ricostruendo la biografia di Eleanor Roosevelt (1884 – 1962), ripercorrono la storia degli Stati Uniti e, quindi, del mondo, tra la fine del XIX secolo e gli Anni Sessanta del XX secolo.

1. “The ugly duckling”: la formazione politica di Eleanor Roosevelt tra associazionismo, pacifismo e impegno sociale. (pp. 19 – 110)
2. First Lady: tra continuità e innovazione (pp. 111 – 192)
3. “Eleanor the agitator”: il liberalismo di Eleanor Roosevelt (pp. 193 – 308)
4. This Troubled World: la pace, la guerra e la sfida internazionalista (pp. 309 – 392)
5. First Lady of the World: le Nazioni Unite come perno di un nuovo ordine internazionale e democratico (pp.393 – 496)
Epilogo. “Tomorrow is now”: l’eredità politica di Eleanor Roosevelt (pp. 497 – 528)

Attraverso la vicenda personale e politica di Eleanor e le sue reti di relazioni si esaminano questioni fondamentali per la definizione del liberalismo americano del Novecento e di grande attualità nello scenario geopolitico degli anni Venti del Duemila. Le elenchiamo di seguito:

  • il ruolo del femminismo per l’acquisizione dei diritti civili e politici delle donne e per la costruzione di una cultura della pace;
  • il tema della segregazione degli afroamericani negli stati del Sud e delle violenze razziali che vi erano connesse (vero e proprio vulnus per il sistema democratico americano che ambiva a esercitare una primazia, una funzione di guida su scala mondiale);
  • il rapporto tra privato e pubblico, che negli USA ha storia e tradizioni differenti dalle nostre, ovvero il potere, la capacità di associazioni e partiti nel fare lobbyng e nel saper orientare l’opinione pubblica, e la funzione dello Stato che, nella visione liberale e critica di Eleanor Roosevelt, deve essere compensativa e di riequilibrio; occorre cioè che lo Stato intervenga per tutelare i più deboli e gli esclusi, migliorando la condizione di lavoratrici e lavoratori e mettendo in campo specifiche politiche contro la povertà;
  • il diffondersi di una cultura pacifista e il riconoscimento delle Nazioni Unite, nel Secondo Dopoguerra, come istituzione capace di regolare controversie e conflitti mondiali, perché nella sua Carta sono riconosciuti i diritti, fondamentali e inalienabili, delle persone che gli stati, con i loro poteri, si impegnano a salvaguardare. In tal senso – diritti degli individui versus potere degli stati – è illuminante il principio del non-refoulement: “nessun rifugiato può essere respinto verso un Paese in cui la propria vita o libertà potrebbero essere seriamente minacciate.”, principio che venne sancito dalla Convenzione di Ginevra nel 1951.

1. Dal 1899 al Primo Dopoguerra: la formazione personale e politica

Eleanor Roosevelt nasce l’11 ottobre 1884 da Elliott Roosevelt, fratello minore di Theodore Roosevelt, 26° presidente degli USA (1901 – 1909) e da Anna Livingston Ludlow Hall. I genitori appartengono a due delle famiglie più in vista della buona società di New York, dove era preminente una “aristocrazia della nascita” che, a differenza di ricche famiglie di più recente immigrazione, considerava suo dovere parlare un ottimo inglese, favorire e sostenere l’arte e la cultura e, soprattutto, promuovere iniziative filantropiche nei confronti di poveri e emarginati.
Nel 1890, a NY si contavano già 1265 milionari, ma solo 400 fra questi appartenevano alla antica società.

Eleanor tra privato e politico

In ossequio a tali tradizioni, Eleanor a quindici anni va a studiare in Inghilterra, a Allenswood, nelle vicinanze di Londra, nella piccola scuola per l’aristocrazia europea e l’élite statunitense diretta da Marie Souvestre, donna emancipata e progressista che faceva discutere temi caldi (come il caso Dreyfuss) alle sue allieve e puntava a svilupparne autonomia e competenze. L’esperienza di Allenswood sarà fondamentale per l’educazione di Eleanor che, rientrata a NY per il debutto in società al compimento del diciottesimo anno, senza aver completato il ciclo di studi, continuerà a mantenersi in contatto e a seguire i consigli di M.lle Souvestre che la sollecitava ad acquisire indipendenza di giudizio e a non dissipare tutte le sue energie solo nei balli e nei rituali della buona società.

Dal 1903 Eleanor si impegna come social worker nel Lower East Side, un quartiere di immigrati italiani e ebrei, dove le condizioni abitative sono terribili, con appartamenti spesso costituiti da una sola stanza, senza acqua e senza accesso alla rete fognaria. Nel centro di Rivington Street 95, aperto nel 1889, primo esempio di settlement house (1) negli USA, animato quasi esclusivamente da donne, le viene affidato un doposcuola per bambini: la sua amica Jean Reid, figlia dell’editore del New York Tribune, suona il piano e lei insegna ginnastica e “fancy dancing”.

Seguendo il motto “Investigate, Agitate, Legislate”, Eleanor fa pratica di riformismo sociale, si impegna per migliorare le condizioni di lavoro delle commesse e perché le imprese adottino standard di produzione che garantiscano qualità e tutela dei consumatori (White Label; “Right goods, rightly made”).

Nel 1903 conosce Franklin Delano, dell’altro ramo dei Roosevelt, che sposerà il 17 marzo 1905. Franklin stesso accompagnandola a Rivington Street “scoprirà” con sconcerto l’altra faccia di NY e ne rimarrà profondamente impressionato. “Mio Dio, non avevo idea che le persone possano vivere in questo modo” esclamò scioccato dopo una visita.

Con il matrimonio e la nascita dei figli (2) si conclude l’impegno diretto di Eleanor come social worker presso la settlement house di Revington Street, ma il suo attivismo sociale e politico degli Anni Trenta e Quaranta si fonderà su questa formativa esperienza.

Sei figli, uno dei quali sopravviverà solo pochi mesi, nascono fra il 1906 e il 1916, un periodo in cui Eleanor imparerà a coniugare il suo ruolo “domestico”, da political wife, con l’impegno politico sia nell’ambito del partito democratico sia con l’associazionismo femminista, nelle diverse sedi in cui la famiglia abiterà: dapprima NY, poi Albany (dal 1910, quando Franklin viene eletto senatore democratico dello stato di NY) e successivamente Washington.
Fondamentale sarà per il suo futuro da first lady, l’apprendistato che eserciterà a Washington, dove Franklin viene chiamato nel 1913 dal presidente Wilson con l’incarico di sottosegretario di stato alla Marina. Qui Eleanor sperimenterà, sotto la guida di zia Bye, il rito del fare e ricevere visite e affinerà la sua capacità di “fare lobby”, di costruire relazioni, suscitando empatia in contesti diversi. Di grande aiuto le sarà, fra alti funzionari e diplomatici, la sua ottima conoscenza delle lingue: Eleanor, infatti, traduceva dal tedesco, dal francese, dall’italiano.

Sul piano privato nel 1918 Eleanor scopre la relazione fra Franklin e la ventiduenne Lucy Mercer, una giovane segretaria da lei stessa assunta: fra i due si profila l’ombra del divorzio, poi la relazione si interrompe e il matrimonio continua, pur in una sorta di tregua armata.

Durante la guerra Eleanor si mobilita presso la Croce Rossa e l’ospedale militare Saint Elizabeth, mostrando capacità gestionali di alto profilo.

Nel 1918 la suffragista Harriot Stanton Blatch pubblica Mobilizing Woman-Power in cui l’attivismo delle donne francesi, inglesi e americane a favore della propria nazione in guerra è visto come punto di non ritorno rispetto alla conquista di diritti. In effetti le donne negli USA cominceranno a votare nel 1920, mentre andranno deluse le aspirazioni per uguali diritti verso la comunità afroamericana.

Al termine della guerra, nel 1919 Eleanor e Franklin Roosevelt accompagnano il Presidente Woodrow Wilson e la moglie Ellen nel viaggio in Europa.
L’intento era quello di promuovere nel mondo il modello di democrazia e lo stile di vita americano.
Se la guerra, che aveva reso evidente l’interdipendenza globale degli stati, da un lato rappresentò l’occasione per ridefinire l’ordine mondiale, dall’altro mostrò tutta la contraddizione (etnocentrica, da suprematisti bianchi) della “missione civilizzatrice” (civilization) degli USA verso paesi ritenuti incapaci (unfit) di autogoverno. Una contraddizione di cui lo stesso Wilson fu per primo consapevole, in ragione soprattutto delle politiche di segregazione razziale praticate negli Stati Uniti.

Nel 1921 F. viene colpito dalla poliomielite ed è costretto a ritirarsi dalla vita pubblica, Eleanor, invece, continuerà far sentire la voce dei Roosevelt, ma si tratterà sempre di più di una voce autonoma sia riguardo ai temi del pacifismo e ai relativi comitati sia all’interno del partito democratico rispetto al ruolo delle donne e non solo. Eleanor Roosevelt si trasforma da political wife a political woman.

Eleanor Roosevelt con marito e figli, 1919

Femminismo e internazionalismo
Internazionalismo, democrazia, giustizia sociale, pace
sono le parole chiave del liberalismo progressista transnazionale delle donne che si riconoscono nel WTUL Women’s Trade Unione League e diventano gli assi portanti dell’attivismo di Eleanor negli Anni Venti.
Rose Schneiderman per il WTUL di NY e Mary Anderson per il WTUL di Washington partecipano, in rappresentanza della WTUL nazionale e con il consenso di Wilson, al Congresso di Parigi: denunceranno la Pace di Versailles come “Man-made peace”.
Nel 1923 ER entrerà nella WTUL e nel 1925 sarà eletta vicepresidente del Comitato di NY.

Nella nuova League of Women Voters ER collabora con donne di una nuova generazione e di classe media, libere e sessualmente indipendenti, quali Elizabeth Read, Ester Lape, Chapman Catt, Nancy Cook, Marion Dickerman, Mary Molly Dewson, Frances Perkins.
Il Greenwich Village a NY diventa il simbolo del nuovo attivismo femminile. Qui, come raccontato nel romanzo di Mary Mc Carthy “Il gruppo”, si intrecciano relazioni lesbiche.
Si lotta per la piena cittadinanza delle donne, per migliorare insieme la consapevolezza dell’elettorato e il sistema di governo, per proteggere la salute delle donne in fabbrica e per migliorare le condizioni di lavoro.
Si lotta per la settimana di 48 ore, una battaglia non vinta, si ottiene una settimana di 54 ore.

La scelta internazionalista delle donne non è astratta, ma dipende dal fatto che, come afferma Lilian Wald: “abbiamo verificato che i problemi di un gruppo di persone sono essenzialmente quelli di tutti […] e che si è dimostrata preveggente e autentica la visione che da tempo mette l’accento sull’interdipendenza e le similitudini di tutta l’umanità” (v. pag. 95, nota 228)

Nel 1923 l’editore Edward Bok, a capo dell’omonima fondazione, bandisce un concorso, con un premio di 100.000 dollari per il miglior piano di pace praticabile. La gestione del concorso è affidata a tre donne: Ester Lape (in rappresentanza della Leaugue of Women Voters), ER per il partito democratico e Narcissa Vanderlip per il partito repubblicano, cosa che susciterà scandalo tra i senatori più conservatori e l’opinione pubblica più retriva.
Osserverà ironicamente il New York Times:” Il reato di organizzare il premio è ovviamente aggravato dal fatto che gli organizzatori sono membri del sesso femminile”.
Il premio diventa un’occasione di dibattito sul tema della Società delle Nazioni e sull’esigenza di istituire una World Court di Giustizia.
ER diventa oggetto di attenzione da parte dell’FBI (Edgar Hoover).

2. Gli Anni Venti negli USA: l’attivismo politico di Eleanor e Franklin Roosevelt

Le donne vanno al voto per la prima volta negli USA nel 1920: un premio per il loro impegno nelle attività della nazione in guerra. Viene eletto Presidente il repubblicano Harding.
Per questo motivo la prima esperienza di suffragio universale viene considerata, in ambito progressista e femminista, una sorta di fallimento. Le donne andranno, dunque, educate a esercitare una cittadinanza consapevole: il voto è un diritto e, insieme, un dovere da adempiere per il benessere collettivo; la politica, infatti, è lo strumento per perseguire il bene comune, non per la difesa di interessi specifici e corporativi.
All’interno del partito democratico, dove è forte la discriminazione nei confronti delle donne (3), Eleanor si batte con convinzione per aumentare il numero di candidature femminili e migliorare il livello della classe dirigente con l’elezione di competenti e autorevoli leader di sesso femminile.
Eleanor è al centro di un network femminile che si è fatto le ossa nelle battaglie femministe, donne influenti e autonome che svolgono incarichi pubblici e interpretano la politica come professione e non come volontariato; è la leader che dà voce alle istanze di donne organizzate che individuano nella governance della “cosa pubblica” uno strumento di giustizia sociale.

Tre furono i filoni di attivismo politico di Eleanor negli Anni Venti:
1. L’impegno nel social feminism per la promozione di politiche di giustizia sociale
2. L’impegno nel partito democratico per la partecipazione delle donne alla vita del partito
3. La battaglia nei comitati pacifisti per l’ingresso degli Stati Uniti nella World Court (Corte internazionale di Giustizia).

Nel 1928 FDR, eletto governatore di NY, richiama il concetto di equità sociale e globale e dichiara, a proposito del “progressismo umanitario” di NY: “La nostra civiltà non può durare, se, come individui, non realizziamo noi stessi in termini di responsabilità e relazione nei confronti del resto del mondo.”

Tra il 1929 e il 1932, il reddito dei contadini perde il 70%, il mercato azionario l’80%, la produzione di auto il 65% e nel paese si contano 13 milioni di senza lavoro.

3. Anni Trenta e Quaranta: il liberalismo critico di Eleanor alla Casa Bianca

Una nuova first lady, influencer ante litteramCon l’elezione di FDR il ruolo di first lady viene “istituzionalizzato: per la prima volta viene assegnato un budget specifico. La first lady Eleanor Roosevelt viaggia per il paese e all’estero e come “occhi e orecchie del Presidente” incarna, nel quadro di una società democratica, la capacità di ascolto del Presidente nei confronti del “forgotten man”.

Nella famiglia presidenziale, Eleanor svolge più ruoli, da companion and helper a “Second in Command” e Surrogate Mother. In tal modo la famiglia presidenziale promuove simbolicamente un modello di famiglia, e quindi di cittadinanza, più aperto e solidale, dove i compiti sono condivisi tra l’uomo e la donna di casa.

Eleanor e FDR inventano il rapporto con i media: Eleanor tiene tutti i giorni una rubrica radiofonica My Day. I want you to write Me, organizza incontri settimanali per le giornaliste e apre la Casa Bianca al confronto fra diverse anime del liberalismo, svolgendo un ruolo di influencer ante litteram.

Il New Deal come terza via? Un punto di vista teorico

In ambito teorico ci si interroga se il New Deal rappresenti l’unica opzione per il capitalismo, sia un surrogato del socialismo o costituisca una terza via?
Per Dewey che nel 1935 definisce la libertà come “emancipazione da insicurezza materiale e dalle coercizioni e repressioni che inibiscono le masse dal partecipare alle vaste risorse culturali”, solo lo Stato come “common good”, animato da un liberalismo radicale, può essere in grado di compiere questa trasformazione verso una società più equa di individui liberi da bisogno e paura.

Karl Polanyi sostiene che “è stato il New Deal (…) a promuovere la speranza che libertà e sicurezza possano andare di pari passo” (p.259) e G. Soule, nel 1935, afferma che con il New Deal i concetti di libertà e controllo non sembrano più antitetici.

Il Presidente Roosevelt firma la legge sulla sicurezza sociale, 14 agosto 1935

Il New Deal: diritti delle donne e giustizia sociale

Per una cittadinanza più inclusiva occorre ridefinire il rapporto tra i diritti individuali e il ruolo equilibratore dello Stato e il suo dovere/potere di protezione nei confronti dei più deboli.
ER e Mary Molly Dewson si spendono per formare una classe dirigente femminile e per una cittadinanza femminile più inclusiva con incarichi 50/50 nelle amministrazioni locali (New Deal) e nel partito.
Per Eleanor, infatti, democrazia e workers rights sono sinonimi.

Dal 1935 ER, Frances Perkins e Mary Anderson nel Women ’s Bureau network prendono posizione:
– contro le posizioni radicali delle femministe dell’ERA (Equal Rights Amendment)
– a favore di politiche statali compensative (per esempio con un salario minimo da riconoscere solo alle operaie donne, più deboli degli uomini. Un salario minimo per tutti non sarebbe stato proponibile, perché considerato antiliberale.)
– per una democrazia partecipativa strutturata sulle comunità, secondo la visione di Dewey. Comunità sulle quali Eleanor Roosevelt può esercitare una funzione di broker tra Stato e società civile, in una diversa dialettica pubblico-privato.

Il diritto al lavoro delle donne costituisce lo snodo fra diritti sociali e diritti civili e se la democrazia è lo spazio per l’esercizio e l’espressione di capacità individuali, l’acquisizione di diritti per le donne significa garanzia di diritti per tutti. Si veda come esempio il divieto di lavoro per donne sposate nel 1932 e la sua abolizione nel 1937.
Nel 1935 nasce la National Youth Administration.

Nel 1933 a Lorena Hickok e alla fotografa Dorothea Lange viene affidata un’indagine governativa per intervenire nelle zone rurali e minerarie come nel West Virginia.
Hickok, nel 1934, rileva ostilità nei confronti delle politiche non discriminatorie verso i neri (Stati del Sud) e verso i messicani (all’Ovest).

Eleanor Roosevelt promuove il Laboratorio sociale Arthurdale a Scott’s Run, dove le condizioni dei minatori nel 1933 erano miserevoli: ricollocazione di venticinque famiglie con costruzione di scuole, servizi igienici, presidi medici ecc.

Occorre ripensare liberalismo e democrazia a partire dai bisogni, perché garantire più diritti significa migliorare lo sviluppo delle persone.
Secondo Mary Molly Dewson, nello scritto del 1934 The Human Aspects of the New Deal che Eleanor Roosevelt giudicò eccellente: “nessuna civiltà merita di essere preservata se non ha l’obiettivo di dare sicurezza a ogni individuo, poter guadagnare un salario decente per un numero ragionevole di ore di lavoro, essere accudito quando è piccolo, in malattia e nella vecchiaia, essere istruito e formato e godere delle libertà civili e religiose.” (p.262).

Eleanor sulla linea del colore: la segregazione razziale al Sud e la politica del partito

Nel Sud, dove è ben radicato il mito della “nazione cavalleresca” a difesa della donna bianca, si contano decine di linciaggi l’anno, con un massimo di 78 morti nel 1919 e un minimo di 28 nel 1933.
Nel 1922 il Dyer Bill, un progetto di legge contro i linciaggi, resta non approvato, così come il successivo (1936) Costigan-Wagner Bill, nonostante la mobilitazione promossa nel 1933 dal NAACP (National Association for Advancement of Colored People), perché la non approvazione è, nel partito democratico, la moneta di scambio per votare il programma di riforme economico-sociali del New Deal.

Nel 1927 ER, consapevole della doppia esclusione delle donne afroamericane, incontra Mary Mc Leod Bethune, Presidente della National Association Coloured Women’s Clubs, le saranno affidati incarichi per i giovani nelle amministrazioni locali.
Il 26 gennaio 1934 Walter White e altri leader neri sono invitati alla Casa Bianca.

Nel 1938 alla Southern Conference on Human Welfare a Birmingham in Alabama, Eleanor si siede a metà fra il pubblico diviso di bianchi e neri; nel 1939 si dimette dal DAR (Daughters of American Revolution) che ha negato la propria sede per la famosa contralto nera Marian Anderson che canterà alla Lincoln Hall davanti a 72.000 persone.

Secondo Eleanor, la questione razziale non può più essere elusa: va affrontata se si vuole affermare l’egemonia della democrazia americana (come “modello funzionante”) nel contesto internazionale della Seconda Guerra Mondiale.

Eleanor e Franklin Roosevelt alla viglia della guerra

Nella primavera del 1940, Eleanor riceve un premio dalla rivista “The Nation” come figura di riferimento per i valori democratici. Le si riconosce di:
– essersi spesa autorevolmente per la giustizia sociale e i diritti delle donne e degli esclusi/emarginati.
– promuovere una “difesa attiva” della democrazia, in clima ormai di guerra incombente, da cui gli USA non possono restare fuori
– aver sempre difeso l’interesse nazionale, oltre le fazioni del partito.

Alla Convention democratica del 1940 FDR viene acclamato, per l’eccezionalità del momento, candidato presidente, così come Wallace è acclamato candidato vicepresidente.
Nel 1941 FDR fa il famoso discorso sulle quattro libertà: libertà di parola, di espressione, dal bisogno e dalla paura, a cui Eleanor in un articolo del 1942 su “The New Republic” aggiungerà “la libertà dalla discriminazione nei popoli di tutto il mondo , per motivi di razza, o colore o religione”(p. 292)

ER è considerata “friend of people” e interprete di un liberalismo progressista orientato alla giustizia sociale, al perseguimento dei diritti degli esclusi e al conseguimento di una pace duratura; interprete di una politica progressista che sa coniugare bisogno di libertà e bisogno di ordine.

Eleanor viene criticata da sinistra per le sue posizioni gradualiste nei confronti della discriminazione dei neri e dei diritti delle donne (non è favorevole, per esempio, a candidare una donna come Presidente USA nel 1935), mentre da destra viene attaccata per le sue posizioni antisegregazioniste – che mirano a sostituire la servitù nera con “Una donna bianca in cucina entro Natale” (p.302) – e, soprattutto, viene accusata di essere la responsabile morale dei disordini razziali di Detroit e altre città nell’estate del 1943. “Le sue mani sono insanguinate, Mrs. Eleanor Roosevelt” (pag. 303) scriverà il direttore di un giornale locale del Mississippi.

4. Gli Anni Trenta e la Seconda guerra mondiale: Eleanor, una pacifista al tempo di guerra

Stati nazionali e organismi sovranazionali

Il modello dello Stato nazionale è, dal 1870, negli USA e per il suo governo, un modello valido a livello globale.
1. Secondo Theodore Roosevelt, gli USA hanno il compito, con le altre nazioni civilizzate, di espandere questo modello di civilitation nel mondo.
2. Wilson: espansione della democrazia in un nuovo ordine internazionale con regole e organismi condivisi per risolvere le controversie tramite un arbitrato internazionale. (Società delle Nazioni)
Si pone il problema di una Corte di Giustizia internazionale, la cui premessa giuridica è la condanna internazionale della guerra come strumento per la soluzione di contese.

I Roosevelt e le questioni ebraica e razziale

Eleanor Roosevelt si definisce “pacifista pratica e realista”, ma viene accusata di un “silenzio assordante” sulla persecuzione degli ebrei per un antisemitismo diffuso negli USA che si rese evidente il 18 maggio 1934, con grande sconcerto e proteste da parte della comunità ebraica, nella manifestazione “pro nazisti” di NY a cui parteciparono 20.000 persone.

Soprattutto il fascismo di Mussolini venne visto, perfino in ambienti liberal, come alternativa al comunismo. 8 giugno 1933 FDR nomina William E. Dodd (un antifascista professore di storia dell’università di Chicago) ambasciatore a Berlino con il compito di fare quanto possibile per tutelare in modo non ufficiale gli ebrei tedeschi e, ovviamente, di intervenire ufficialmente a favore di ebrei cittadini americani.


Hitler, Goebbels, Goering: Avete, perciò, un triumvirato unico. Hitler, meno istruito, più romantico, con un passato semi-criminale; Goebbels e Goering, entrambi con il dottorato, entrambi animati da un odio di classe e nazionalista ed entrambi capaci di ricorrere a metodi arbitrari e spietati […] Non si amano, ma per mantenere il loro potere, sono costretti a stare assieme. Non penso che ci sia mai stato nella storia moderna un gruppo simile. “ (4)

Inoltre, la si accusò di silenzio circa la questione razziale negli stati del SUD, dove molti delegati del partito democratico erano pro-segregazione.

Sul finire degli Anni Trenta ER intensificò:
– la posizione contro la discriminazione razziale (in proposito si ricorda la “plastica postura polemica” assunta nella Conferenza di Birmingham in Alabama, quando, nel 1938, volle sedere giusto nel mezzo fra i posti destinati alle delegate bianche e alle delegate nere.)
– il proprio appoggio a forze democratiche in Asia e Europa.
Nel 1940 ER pubblica The Moral Basis of Democracy, dove la democrazia è definita come responsabilità degli individui per la difesa e la crescita delle persone in tutto il mondo.

Su disarmo e pacifismo Eleanor instaura un lungo sodalizio con Carrie Chapman Catt che ritiene necessaria una vittoria della democrazia all’interno del paese, perché il modello americano possa diventare egemonico nel mondo e risultare vincente nei confronti delle autocrazie nemiche.

Un New Deal for the World

10 agosto 1941: la Carta Atlantica sottoscritta da FDR e da Churchill rappresenta un
nuovo concetto di sicurezza nazionale e sociale fondata sugli Stati e, insieme, sulle persone.

Sono coinvolte importanti figure dell’internazionalismo (Eichelberger e Shotwell) nel Dipartimento di Stato a significare un differente rapporto pubblico – privato per un nuovo ordine globale.

Rispetto al “nuovo ordine globale” della Carta Atlantica ci sono contraddizioni e problemi per le politiche coloniali verso gli autoctoni dell’impero inglese e, sul fronte americano, per la questione razziale, la segregazione imposta negli Stati del Sud, ma anche i “relocation camp” per i residenti USA di origine giapponese.
Sugli scontri razziali del 1943 a Detroit il vicepresidente Henry Wallace dichiarò: “Non possiamo combattere i nazisti all’estero e passar sopra alle rivolte razziali in casa”.

Eleanor Roosevelt con il Presidente Truman mostrano la bandiera dell’ONU, 9 luglio 1950

5.Dal 1945 al 1952 Eleanor Roosevelt alle Nazioni Unite: riconoscere i diritti, costruire la pace

12 aprile 1945 muore FDR Pare fosse in compagnia di Lucy Mercer, la sua antica amante con la quale nell’ultimo periodo aveva ripreso i contatti.
Eleanor ne raccoglie il testimone: rifiuta incarichi nel partito, mentre accetta la nomina nella delegazione USA all’ONU “Per milioni di americani è un’amica e rappresenta le persone normali di questo paese e del mondo”. (V. pagg. 416/7).
ER è considerata una “bridge leader”, adatta e capace di costruire un sistema per la pace e la sicurezza fondato sul rispetto dei diritti umani.

Nella Conferenza che si tenne a San Francisco il 26 giugno 1945 fra i rappresentanti di 50 paesi Alleati, le delegate dei paesi latino-americani e l’indiana Vijaya Lakshmi Pandit insistettero perché nella Carta risultasse esplicito il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali senza discriminazione di razza, sesso, condizione sociale, credo religioso.
L’associazionismo femminista giocò un ruolo fondamentale per assicurare la non discriminazione verso le donne.

Nel gennaio 1946: ER partecipa con la delegazione USA alla Conferenza di Londra, dove è assegnata al Comitato Tre che dovrà occuparsi delle questioni umanitarie e, quindi, era ritenuto meno importante di altri temi e Comitati. Si rivelerà invece un Comitato essenziale che si occuperà sia del problema dei rifugiati (tra il 1939 e il 1945 oltre 50 milioni di persone, il 10% della popolazione europea si trovava in tale condizione) sia degli ebrei liberati dai campi, sostenendo il diritto di ciascuno/a scegliere se essere o non essere rimpatriato/a.
Per esempio non si poteva, né si voleva costringere i rifugiati spagnoli a rientrare nella Spagna di Franco.
Tale diritto sarà sancito per i rifugiati dalla Convenzione di Ginevra del 1951 con il principio del non-refoulement: nessun rifugiato può essere respinto verso un Paese in cui la propria vita o libertà potrebbero essere seriamente minacciate.
Il 29 aprile 1946 ER è acclamata Presidente della Commissione ONU per i diritti umani, che fissa i seguenti criteri:
– la tutela dei diritti umani è da assumersi come obiettivo delle Nazioni Unite
– gli stati membri dell’ONU devono sentirsi impegnati nella tutela dei diritti
– la costituzione di una commissione ONU sulla base della Carta istitutiva.

Nella Commissione ci fu dibattito e scontro per riconoscere quali fossero i diritti universali non negoziabili rispetto a contesti nazionali molto diversi per storia e tradizioni, per definire sia i diritti degli individui sia il potere-diritto degli stati e le differenze sociali e di genere.

6. Dal 1953 al 1962: Eleanor “privata cittadina” nel mondo bipolare della Guerra Fredda.

Nel 1952, con l’elezione del Presidente repubblicano Eisenhower, Eleanor si dimette dall’incarico presso le Nazioni Unite.
Nello stesso anno aveva compiuto un viaggio in Medio Oriente e Asia, da cui aveva capito, una volta di più, come gli USA fossero visti come potenza coloniale sia per le politiche di segregazione razziale interne sia per un diffuso “atteggiamento WASP”, da suprematisti bianchi, nei confronti di chi non era bianco, di discendenza anglo-sassone e di religione protestante.
Dal 1953, tornata a essere una “privata cittadina” spenderà il suo impegno presso i media, il partito democratico, le associazioni civiche e tutte le reti di cui fa parte, soprattutto per diffondere la “cultura delle Nazioni Unite” che considera perno dell’ordine liberale e della promozione dei diritti umani, oltre che spazio aperto per il dialogo con l’avversario, l’Unione Sovietica. Non poco, se si considera il contesto interno e geopolitico del tempo: “la caccia alle streghe”, intrapresa contro i comunisti dal senatore Mc Carthy, e il mondo bipolare e militarizzato che si stava imponendo con la Guerra Fredda.
Secondo Eleanor il modello, perfettibile, della democrazia americana avrebbe potuto e dovuto imporsi con la forza dell’esempio, con coraggiose politiche di giustizia sociale e razziale all’interno e con aiuti economici e infrastrutturali ai paesi asiatici e africani: “dobbiamo fornire una leadership ai popoli liberi, ma senza dimenticare mai che in molti paesi, specialmente in Asia e In Africa, la prima libertà che viene in mente alle persone, è la libertà di mangiare”. Solo così quei paesi si sarebbero sottratti all’influenza comunista e gli Stati Uniti avrebbero potuto vincere la sfida con l’URSS per la supremazia mondiale.
Invece, il processo per il caso di Emmett Till, un quattordicenne nero del Mississippi, seviziato e poi ucciso rappresentò un bruttissimo colpo per l’immagine USA nel mondo. Come osservava Roosevelt nella sua rubrica My day dell’11 ottobre 1955:


“Le persone di colore nel mondo, che sono molto più numerose di noi, osservano con interesse il caso Till, e se la giustizia negli Stati Uniti appare come una giustizia solo per l’uomo bianco e non per la persona di colore, daremo ancora una volta una grande carta da giocare all’Unione Sovietica e rafforzeremo il loro messaggio propagandistico in Africa e in Asia.” (pag. 515)

La democrazia richiede responsabilità sia da parte degli individui che degli stati, una responsabilità che gli Stati Uniti dovranno assumersi, se intendono fare da guida al mondo libero.

Nel 1954-55 prende posizione per gli studenti di Little Rock e per Rosa Park.
Nel 1960 sostiene JFK che giudica coraggioso. Coraggio e assunzione di responsabilità sono per Eleanor qualità indispensabili nella politica che vuole perseguire il bene comune. Kennedy la nomina delegata presso l’ONU e la mette a capo della Presidential Commission on Status of Women.

Nell’aprile 1961, pubblica What Happened to the American Dream? In cui sostiene che, mentre l’URSS ha saputo formare i propri giovani e mandarli per il mondo a portare servigi e competenze, gli Stati Uniti non sono stati in grado di fare altrettanto. “Hanno imparato” (i nostri giovani), si chiedeva, “a vivere e lavorare tra persone di religione, razza e colore diversi, senza arroganza e senza pregiudizi? Io credo che qui abbiamo miseramente fallito.”
Eleanor, malata di tubercolosi e di anemia aplastica, muore il 7 novembre 1962, un anno prima dell’assassinio di Dallas.

Francobollo in onore di Eleanor Roosevelt, 1963, Wikimedia

NOTE

  1. A inizio Novecento le settlement house erano parte integrante di quel movimento di riforma politica che, contro la corruzione e il ruolo dei partiti politici ritenuti inadeguati a gestire la complessità sociale, cominciava a individuare nello stato e nelle sue strutture amministrative un interlocutore diretto e privilegiato. (p.35).
    Il movimento delle settlement house nasce a Londra nel 1884 con la creazione di Toynbee Hall, in onore di Arnold Toynbee, storico ed economista, e per volontà di Samuel Barnett, uno studioso riformatore che intendeva con questo esperimento mitigare povertà e disagi sociali innescati dalla Rivoluzione industriale.
    Vennero istituite settlement house per l’istruzione, attività sportive, e per l’apprendimento delle arti.

2. Sei figli dal 1906 al 1916: Ann Eleanor, James (1907), Franklin Delano Jr. (1909 che visse pochi mesi), Elliott (1910), Franklin D. Jr. nel 1914 e John Aspinwall nel 1916.

3. “Dobbiamo pensare al bene del partito! E “Il bene del partito” richiede di far fuori le donne” (v. pag.129)

4. W.E. Dodd a FDR, 27 novembre 1933 (v. nota 92 a pag.344)

28 Novembre 2022