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Donne protagoniste in un dipinto
di fine Ottocento




Di Silvana Citterio

già pubblicato in Vitamine vaganti, n. 267, 20 aprile 2024





Silvana Citterio presenta il quadro di Carlo Stragliati
per “Fai Pausa nella Storia”, 20 marzo 2024,
Palazzo Moriggia – Museo del Risorgimento, Milano
(Foto di Thea Rossi).

Nella pagina d’apertura del testo digitale Fare l’Italia, fare gli italiani: il processo di unificazione nazionale
è riprodotto un particolare del quadro di Carlo Stragliati, conservato al Museo del Risorgimento di Milano e noto come Episodio delle Cinque Giornate in piazza S. Alessandro.
Un omaggio alle donne del Risorgimento, alle figure per lo più sconosciute o sottovalutate di quel periodo storico e, insieme, un riconoscimento alle autrici del testo da parte della grafica che aveva ideato la copertina.
Per il 150° dell’Unità d’Italia, una squadra tutta femminile di socie e amiche di IRIS, ed io tra loro, si era gettata nell’impresa di raccontare un Risorgimento, fatto di persone e non solo di eventi, in cui non fosse misconosciuto il ruolo che vi avevano svolto le donne.
Questo il mio primo incontro con l’opera di Carlo Stragliati, un artista noto e attivo a Milano tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.

Carlo Stragliati, Episodio delle Cinque Giornate in piazza Sant’Alessandro, metà anni Novanta del XIX secolo, olio su tela, Milano, Palazzo Moriggia | Museo del Risorgimento (inv. MR 49673)

Nel dipinto due giovani donne felici si affacciano su una folla festante per sventolare il tricolore, mentre, accanto alla finestra, una vecchia sorride.
Il pittore mette al centro tre figure femminili, in un simbolico passaggio di testimone fra generazioni, mutuato dal tricolore. “Tocca a voi, adesso, lottare per la libertà e l’indipendenza”, sembra dire la donna anziana alle due giovani. La ragazza al centro della composizione sorregge l’asta della bandiera, indossando corsetto e sottoveste, mentre la giovane che si affaccia alla finestra, si avvolge nel tricolore assorta e quasi rapita da un sogno di futuro. Entrambe sembrano spinte dall’urgenza di condividere la propria gioia con la folla che sta festeggiando in strada.
Nella rappresentazione di un ambiente domestico e, sullo sfondo, della città in festa, nel gioco tra interno ed esterno, tra la dimensione privata e quella pubblica, il pittore pare identificare la libertà politica con la libertà personale, come se la liberazione della città dagli Austriaci fosse un’acquisizione di diritti per le donne e, dunque, una conquista per tutti: maschi e femmine, aristocratici e popolani, giovani e anziani.  In basso a sinistra nel quadro, abbandonati a terra, gli oggetti del cucito – gomitolo, forbici, aghi – con cui le tre donne hanno appena terminato di confezionare la bandiera.
Questa rappresentazione di protagonismo femminile è diversa dalle atmosfere di attesa e cura, di mondo separato e appartato, che possiamo osservare in quadri contemporanei agli eventi risorgimentali, quali  l’acquerello di Gerolamo Induno o il noto dipinto di Odoardo Borrani.

 

Confrontando i dipinti, un paio di interrogativi nascono spontaneamente:

Quali donne Stragliati rappresenta nel suo quadro? E a quali donne si ispirò nel dipingerlo?
Soggetto e titolo del quadro ci indirizzano all’insurrezione popolare che dal 18 al 22 marzo 1848 liberò la città dall’occupazione austriaca e al ruolo che vi svolsero le donne. Si limitarono ad assistere, stando sullo sfondo e dietro le quinte, o entrarono in campo da protagoniste, come pare suggerire il dipinto di Carlo Stragliati?
Nella giornata del 18 marzo, le donne del Verziere assaltano in massa la pretura urbana e liberano i loro uomini che vi erano detenuti per motivi politici.  Molte popolane combattono dai tetti, dalle finestre o sulle barricate.  Tra tutte ricordiamo: Luisa Battistotti maritata Sassi che, dopo aver arrestato e consegnato in Casa Trivulzio alcune guardie di polizia, si batte tra S. Eustorgio e Porta Ticinese, come capo riconosciuto di un centinaio di insorti, e Giuseppina Lazzeroni, una diciassettenne che lascia la casa dei genitori per unirsi ai rivoltosi a Ponte Vetero.
A queste due giovani combattenti si ispirerà Carolina Invernizio per la figura di Annetta Durini, protagonista del romanzo La Trovatella di Milano, che sarà pubblicato nel 1889.







Ratti e Charlot (inc.), Giuseppina Lazzeroni, Luisa Battistotti maritata Sassi, da “Il Mondo Illustrato. Giornale Universale”, a. II, Torino 1848, p. 309, silografia su legno di testa, Milano Palazzo Moriggia | Biblioteca Civiche Raccolte Storiche (P Ber 98)











Numerose le donne che, negli scontri di marzo o successivamente per le ferite riportate, perdono la vita.  Un esempio su tutte: Alcina (o Albina) De Bernardi, filatrice, di anni 17, nata a Montichiari, in provincia di Brescia. Un’operaia, verosimilmente immigrata dal contado per lavorare in una filanda milanese, morta all’Ospedale Maggiore “per ferita d’archibugio”, il 16 aprile 1848.
Alcina avrà impugnato le armi per combattere? Avrà assistito i feriti vicino alle barricate? Sarà stata colpita da qualche cecchino, mentre recapitava un messaggio? Non possiamo saperlo. Ma il nome di Alcina De Bernardi, morta per ferite d’arma da fuoco, venticinque giorni dopo la cacciata degli Austriaci, è iscritto sul monumento con cui la città intese celebrare l’insurrezione del marzo 1848. Fin dai mesi del Governo Provvisorio si pensò a un monumento celebrativo, innalzato non a un singolo personaggio, ma all’intera città. Il progetto, abbandonato per forza di cose con il rientro degli austriaci a Milano, venne poi ripreso negli anni Ottanta da Giuseppe Grandi che realizzò una grande scultura allegorica con cinque figure femminili, una per ciascuna giornata, intorno a un obelisco.



G.Galli, disegnatore e litografo (notizie XIX secolo)
LE CINQUE GIORNATE. IL MONUMENTO
Dalla colonna di Porta Vittoria al Monumento di Grandi
in C. Romussi, “Le Cinque Giornate. Il monumento 1848”, Milano 1895, Milano 1895, Milano, Palazzo Moriggia | Biblioteca delle Civiche Raccolte Storiche (Biblioteca O 7924, p. 15)








Il monumento ha alla base un leone, una metafora del popolo che si ribella con forza, e si sviluppa dalla 1.a giornata (la donna che batte la campana a martello, chiamando all’insurrezione), alla 2.a (una donna accucciata, addolorata e piangente per i caduti), alla 3.a (una donna imponente che incita alla difesa delle barricate), alla 4.a e 5.a giornata, dove donne con trombe e aquila rappresentano la vittoria e la successiva fama. Un’opera unica nel suo genere, che ben rappresenta l’intera comunità di Milano e il ruolo svolto dalle donne nella liberazione della città. Una potente immagine che, celebrando al femminile l’insurrezione popolare del marzo 1848, consegnava le Cinque Giornate alla memoria collettiva e ne sanciva il mito, quale contributo milanese allo stato nazionale che si stava fondando. Sull’obelisco, nell’elenco dei 392 caduti, si leggono i nomi di trentanove donne.
Il monumento venne inaugurato solennemente il 18 marzo 1895. Purtroppo, lo sfortunato scultore non poté godere del trionfo: Grandi, dopo aver completato l’immane lavoro, moriva il 30 novembre 1894.

Nell’ultimo decennio del secolo XIX, Milano vede nascere nel 1891 la Camera del Lavoro e nel 1896 l’Avanti, il giornale del Partito Socialista, primo partito di massa italiano.  Dal 5 maggio al 6 ottobre 1894, il Castello Sforzesco, ristrutturato e “ripulito” da elementi non originari, e il Parco Sempione ospitano la prima grande fiera internazionale: undici esposizioni di settori agricoli, artigianali e industriali aggregate alla Seconda Esposizione di Belle Arti, le cosiddette Esposizioni Riunite. Il Principe Gian Giacomo Trivulzio ne presiede il Comitato esecutivo generale.  
Nello stesso periodo, in città operano e si incontrano figure femminili quali Rosa Genoni, inventrice della moda italiana, Anna Kuliscioff, la dottora dei poveri, Ersilia Bronzini Majno, fondatrice nel 1899 dell’Unione Femminile Nazionale, un’istituzione attiva ancora oggi.


Anna Kuliscioff (Sinferopoli 1857 – Milano 1925) veniva chiamata “dottora”, con grande affetto e rispetto, dai suoi pazienti poveri e analfabeti.
La fotografia è un dono con dedica all’ amica Rosa Genoni e a sua figlia Fanny.
( Archivio Genoni – Podreider per gentile concessione di Raffaella Podreider).










Inoltre, in città opera e si adopera la maestra elementare nonché ex Stellina, Carlotta Clerici che, insieme a Giuditta Brambilla e a Linda Malnati, lei pure maestra e compagna di vita di Carlotta, aprirà la prima sezione femminile della Camera del Lavoro nelle sale del Castello, addirittura anticipando l’inaugurazione ufficiale del 1891.  Tutte loro saranno interpreti delle battaglie emancipazioniste e pacifiste della Milano del tempo ed è verosimile che abbiano ispirato il nostro pittore.
In quegli anni Carlo Stragliati, che è nato a Milano nel 1867 e si è formato a Brera, vive e lavora tra il mondo dell’Accademia e la Società degli Artisti e Patriottica: respira il clima di cambiamento della città e, nei suoi dipinti, ci restituisce donne libere e protagoniste del proprio destino.





Autoritratto di Carlo Stragliati (Milano 1827 – ivi 1925), Foto di Silvana Citterio da copia del disegno originale, senza data, Fondo ALOI, Biblioteca Sormani, Milano)








Nel 1894, Carlo Stragliati iscrive la sua opera al concorso di pittura, inglobato nelle “Esposizioni Riunite” di Milano, intitolandola “23 marzo 1848”. Il quadro ha soggetto e dimensioni analoghe al dipinto oggi conservato a Palazzo Moriggia, sede del Museo del Risorgimento.
Sarà lo stesso quadro? E se sì, perché un titolo differente e con una collocazione tanto precisa, piazza S. Alessandro, quanto non riconoscibile?
Si tratta, invece, di un’altra copia elaborata successivamente e in autonomia da Stragliati, secondo un uso non insolito fra gli artisti dell’epoca? Oppure la nuova versione gli viene commissionata nel 1898 per il Cinquantesimo delle Cinque Giornate? E Stragliati la intitola “Episodio delle Cinque Giornate in piazza S. Alessandro”, come implicito omaggio ai Trivulzio, in particolare al principe Gian Giacomo, presidente del Comitato esecutivo delle Esposizioni Riunite del 1894, dal 1896 Senatore del Regno, e, magari, committente dell’opera?
Nel catalogo ufficiale delle Esposizioni Riunite, l’opera di Stragliati è registrata al n. 988 come “23 marzo 1848”: non risulta fra le vendute e neppure tra le premiate. Poi, del quadro si perdono le tracce, finché nel 1984 il Museo del Risorgimento di Milano lo acquisisce dall’antiquario Subert con la nuova titolazione.
L’ipotesi che possa trattarsi di una seconda copia, prodotta per il Cinquantesimo delle Cinque Giornate, oppure della stessa copia rinominata dall’autore per rendere omaggio a Gian Giacomo Trivulzio, che al tempo abitava in piazza S. Alessandro al civico n. 4, resta aperta. Pur non  confermata da precisi riscontri documentari, la congettura di una seconda copia o di una nuova intitolazione a scopo encomiastico spiegherebbe, infatti,  il titolo enigmatico e differente dal festoso “23 marzo 1848” che il pittore aveva voluto  attribuire al suo dipinto.
Del resto, sappiamo che il principe Trivulzio e Carlo Stragliati si conoscevano e, in quanto soci onorari di Brera, entrambi nominati nel 1898, facevano parte del Corpo Accademico e partecipavano alle attività dell’Accademia con la loro opera e con il loro “consiglio”.
Per concludere, Carlo Stragliati ci racconta la gioia per la vittoria dopo le Cinque Giornate attraverso protagoniste femminili che, pur richiamando le giovani eroine dell’insurrezione del marzo 1848, sono ispirate dalle donne che animarono con rivendicazioni e lotte per i diritti la città di Milano tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. 

Non a caso, nel francobollo celebrativo per il 150° della morte di Giuseppe Mazzini, il dipinto di Stragliati è riprodotto alla destra dell’esule genovese che vi è rappresentato di nero vestito, secondo la classica iconografia. Una citazione del ruolo paritario che Mazzini attribuiva alle donne riguardo ai diritti civili e politici: era, infatti, favorevole al suffragio universale propriamente inteso, senza alcuna discriminazione di genere, oltre che di censo, religione, luogo d’origine e provenienza. 


Francobollo emesso dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato,
su bozzetto di Maria Carmela Perrini, il 10 marzo 2022,
a 150 anni dalla morte di Giuseppe Mazzini.

Si ringraziano:
– Civiche Raccolte Storiche e Museo del Risorgimento di Milano per l’uso delle immagini, pubblicate sul 2° Quaderno Raccolte Storiche, 23 marzo 1848. Un dipinto di Carlo Stragliati nella Milano di fine Ottocento, Milano, marzo 2024
– Archivio Genoni Podreider
– Thea Rossi
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29 aprile 2024