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Get up and goals, Il progetto europeo con 12 Paesi diversi

É possibile insegnare storia senza nazionalismi?

di Marina Medi

Il 26 novembre 2021 IRIS ha organizzato un incontro pubblico on line con Massimiliano Lepratti, uno dei due coordinatori del progetto Get up and goals, per conoscere meglio l’iniziativa e per riflettere insieme sugli interessanti stimoli che ha dato e sulle difficoltà incontrate.

Get up and goals è stato un progetto finanziato dall’Unione Europea attraverso il Programma DEAR per il triennio 2017-2020 con lo scopo di sostenere nelle scuole europee l’attuazione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.  

Al progetto, coordinato dal CISP di Roma, hanno partecipato 12 Paesi: Austria, Bulgaria, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Ungheria, con l’appoggio di ONG, Università ed Enti Locali.

La descrizione del progetto e tutto il materiale prodotto nel corso dei tre anni è consultabile su un sito dedicato, tradotto nelle lingue di ciascuno dei Paesi partecipanti. Per l’Italia il sito è www.getupandgoals.it. Vi si possono trovare approfondimenti tematici, indicazioni metodologiche in particolare sull’Educazione alla Cittadinanza Globale, unità di apprendimento progettate e sperimentate dagli insegnanti coinvolti, un manuale di geostoria e altro ancora.

Le scelte di fondo del progetto

Alla base di Get up and goals stanno due scelte che ci sono sembrate particolarmente interessanti.

La prima è quella di superare la visione unilaterale e spesso nazionalistica dello studio della storia nei paesi della UE e ancor più del mondo per cercare di rintracciare i processi storici che hanno portato gli esseri umani ad essere quello che sono oggi. Una visione mondiale che mette al centro il rapporto delle società umane con l’ambiente in cui vivono e con cui interagiscono per dar vita a modalità, a volte simili a volte diverse, di produzione e scambi di beni, di insediamento, di organizzazione sociale e di gestione del potere, di relazione con altri gruppi umani, di visioni del mondo. In questo modo si stanno prendendo in esame le principali variabili che permettono di descrivere ogni civiltà e cioè ambiente, economia, politica, organizzazione sociale, cultura.

In questo approccio mondiale è evidente che non trovano spazio le vicende politico-istituzionali dei singoli paesi (che invece sono l’oggetto principale dei manuali di storia). Il tempo breve di Braudel non è studiato se non quando qualche “avvenimento” (la scoperta dell’America, la Rivoluzione francese) mette in moto un processo di media o lunga durata, con le sue conseguenze a livello mondiale.

Trascurando il flusso continuo degli eventi, che spesso da chi studia vengono rapidamente dimenticati, il progetto vuole invece puntare sulla costruzione di concetti stabili (come per esempio quello di modo di produzione tributario rispetto al modo di produzione capitalistico) che permettono non solo di cogliere gli aspetti generali della storia passata, ma anche di leggere il presente.

In ogni caso, le interpretazioni storiografiche sono supportate dagli approfondimenti tematici e dalla bibliografia presentata, così come nelle Unità di apprendimento c’è spazio per gli studi di caso, l’uso di fonti e il dibattito.

La seconda scelta di Get up and goals è quella di concentrarsi solo su quattro temi: cambiamenti climatici, disuguaglianze internazionali, disuguaglianze di genere, migrazioni globali. Questi, chiamati temi globali, vengono seguiti nella storia dalle società di caccia e raccolta a oggi per vederne il peso storico e la continuità.

Questi temi, ovviamente, sono stati scelti per rispondere alle finalità del progetto, che chiedeva di lavorare con le scuole per sviluppare competenze di Educazione alla Cittadinanza Globale e per sostenere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU.

Ma, indipendentemente dal fatto che questi quattro aspetti siano presenti e centrali in tutta la storia dell’umanità, ci è sembrato molto interessante che, in una proposta didattica rivolta a studentesse e studenti dagli 11 ai 18 anni, si sia fatta la scelta di limitare lo studio del passato solo a quattro aspetti.

Sappiamo infatti quanto siano grandi le difficoltà degli insegnanti di fronte al lievitare dei contenuti nei libri di testo, mentre si riducono le ore da dedicare allo studio della storia, e alla necessità di affrontare storicamente i gravi eventi del presente, dalla pandemia alla guerra in Ucraina. Le domande che i docenti pongono sono: con quali criteri posso selezionare i contenuti? Ma se tratto solo quelli, non rischio di non far comprendere la complessità del passato?

Noi di IRIS rispondiamo che la selezione è necessaria perché non si può conoscere tutto e quello che si trova nei manuali è già il frutto di una selezione molto forte e, per di più, non esplicitata. Diciamo poi che, entro certi limiti, i contenuti sono intercambiabili, perché il vero obiettivo dello studio della storia non sta nell’accumulo di conoscenze, ma nella costruzione di concetti interpretativi forti e nella capacità di utilizzare le procedure della storiografia (uso critico delle fonti, costruzione di diagrammi temporali, lettura di cartografia storica, utilizzo consapevole di modelli di spiegazione ecc.).

Nel caso di Get up and goals la scelta dei temi di studio è esplicitata ed è motivata e per questo ci sembra molto interessante. Le numerose Unità di apprendimento progettate e sperimentate dai docenti nel corso del progetto mostrano l’importanza di questi argomenti e le numerose possibilità di approfondimento.

Un manuale di geostoria globale

Tra i materiali prodotti, scaricabili direttamente dal sito, un posto particolare ha il manuale in tre volumi Una storia globale dell’umanità, scritto da Caudia Bernardi e Eric Vanhaute.

Accompagnato da una guida per l’insegnante, il manuale, come si legge nella presentazione, “ha l’obiettivo di diffondere una nuova narrazione della storia nelle scuole per:

  • conoscere i legami tra passato e presente in chiave globale;
  • comprendere l’evoluzione di grandi questioni che oggi sfidano l’umanità, come le disuguaglianze, le migrazioni e i problemi ambientali;
  • stimolare lo spirito critico e il senso di appartenenza e responsabilità verso tutta l’umanità.”

I tre volumi sono dedicati il primo al periodo dal 7000 a.C. al 1000 d.C., il secondo a quello dal 1000 al 1870, il terzo a quello dal 1870 a oggi e ciascuno è diviso in quattro capitoli:

1) Gli umani cambiano la natura,

2) Gli umani in movimento,

3) L’organizzazione sociale e la disuguaglianza globale e di genere,

4) Sguardi sul mondo

Proprio per il suo carattere di storia mondiale, il testo fornisce molte informazioni e interpretazione su aree europee ed extraeuropee che non sono presenti nei manuali normalmente usati. Offre poi una bellissima cartografia originale, quadri cronologici comparati, tabelle e un glossario che rendono più facile la lettura del testo.

Il manuale è stato rivisto più volte per introdurvi i suggerimenti che venivano dagli insegnanti sperimentatori. Altre modifiche sono state fatte nella traduzione italiana (il testo originale era in inglese). Eppure il risultato non ci ha convinto. Infatti vi abbiamo individuato la stessa impostazione e quindi gli elementi di criticità che si possono notare nei manuali usati nelle scuole. Innanzitutto il testo ha un carattere espositivo e, nonostante ci sia ogni tanto qualche proposta di attività (lettura e interpretazione di un’immagine o di una fonte, testi a completamento, esercizi di comprensione, domande a cui rispondere dopo una ricerca ecc.), agli studenti non resta che memorizzare le informazioni che, tra l’altro, sono tantissime. Il linguaggio è poi estremamente complesso, non solo per la struttura del periodo, ma anche perché viene data per scontata la conoscenza di termini o avvenimenti che i ragazzi e le ragazze difficilmente possono sapere.

Quale storia insegnare e come?

In ogni caso il progetto Get up and goals offre molti spunti di discussione:

  • è possibile insegnare una storia mondiale?
  • è possibile una storia senza nazionalismi? Massimiliano Lepratti ci ha raccontato che, nonostante l’impostazione di storia globale, tra gli insegnanti sperimentatori di alcuni Paesi sono sorte divergenze di interpretazione, specialmente su fatti più recenti come la Seconda Guerra Mondiale.
  • se dobbiamo scegliere tra i diversi contenuti del passato, data l’impossibilità di trattare l’intera storia delle diverse civiltà umane, quali criteri di selezione possiamo usare? Possiamo rinunciare agli aspetti più politico-istituzionali? In ogni scelta che cosa si perde e che cosa si guadagna?
  • esiste un’alternativa al manuale? In caso contrario, quali caratteristiche deve avere per non ripetere gli errori dei libri di testo in circolazione e per permettere lo sviluppo di reali competenze storiche negli studenti e nelle studentesse?
  • se proponiamo di studiare con Unità di apprendimento, è possibile pensarle non come approfondimenti occasionali, ma come una progettazione coerente all’interno del curricolo verticale?
  • in definitiva, quali sono le finalità dello studio della storia scolastica? Infatti, solo rispondendo a questa domanda possiamo cercare di trovare soluzioni alle domande poste qui sopra.

Claudia Villani nel suo scritto Per uscire dal dibattito fra competenze e conoscenze, in http://www.historialudens.it/didattica-della-storia/436-la-storia-come-powerful-knowledge-per-uscire-dal-dibattito-fra-competenze-e-conoscenze.html, presenta la contrapposizione tra due finalità dello studio della storia:

  1. il Learning Compass 2030 dell’OCSE che punta alla costruzione di competenze di cittadinanza con un approccio interdisciplinare e globale
  2. il Powerfull knowledge, sostenuto da Arthur Chapman, secondo cui la scuola deve fornire ai giovani le conoscenze prodotte da specialisti in una disciplina separata dalle altre.

             A quale di due alternative ci avviciniamo di più nel nostro insegnamento?

L’incontro con Massimiliano Lepratti e il progetto Get up and goals ci ha permesso di cominciare a riflettere su questi problemi.

Il dibattito rimane aperto a chi avrà voglia di continuarlo insieme a noi di IRIS.

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10 novembre 2022