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Memorie coloniali. Ritrovare il passato per donarlo al futuro

Di Anna Di Sapio

Memorie Coloniali è un sito che nasce da un progetto al cui centro c’è la memoria coloniale italiana e la consapevolezza che questa memoria vada condivisa con i popoli che l’Italia ha colonizzato o amministrato. I ricercatori e gli studiosi che hanno collaborato e collaborano a questo progetto ritengono che sia giusto condividere i documenti e le fonti di una storia che non riguarda soltanto noi.

Noi vogliamo che la pratica delle “restituzioni” non si fermi alla stele di Axum, ma prosegua con il ritorno e la condivisione dei documenti che raccontano una storia che è comune a due popoli. Che piaccia o meno dominatori e dominati non rappresentano soltanto un conflitto e diversità asimmetriche, i colonizzatori e i colonizzati hanno un passato in comune, con cui tutti e due devono fare i conti. Conti non facili, fra chi è stato oppressore e chi è stato oppresso, con ferite che sono state curate ma non guarite, e con episodi che sembrano indicibili e impossibili da ricordare. Noi cerchiamo di lavorare alla costruzione di un ponte culturale per attraversare questo passato tragico, e confrontarci su un piano di parità (verrebbe da dire di “umanità”) con chi abbiamo dominato. Le tracce mnemoniche del passato comune le abbiamo soprattutto noi – i “dominatori” – e pensiamo che si possano restituire, condividere, studiare insieme con i “dominati”: possiamo aiutarci reciprocamente a interpretare il passato che abbiamo condiviso senza paura e senza censure, mantenendo differenze di giudizio e interpretazioni lontane, illuminando una storia ancora oggi poco presente nei manuali scolastici.”

(L’Impero nel cassetto. L’Italia coloniale tra album privati e archivi pubblici, a cura di P. Bertella Farneti, A. Mignemi, A. Triulzi, Mimesis, Milano-Udine, 2013, p. 7)

Oltre al sito è stato istituito a Modena un Centro Documentazione Memorie Coloniali per la raccolta, catalogazione, archiviazione, studio e divulgazione di materiali documentari e fotografici del periodo coloniale italiano.

All’origine del progetto c’è la decisione di due onlus modenesi, Moxa (Modena per gli altri) e Hewo, che operano in Etiopia, di cercare la collaborazione dell’università locale per una ricerca sui modenesi che avevano partecipato all’esperienza coloniale in Africa orientale. Per raccogliere materiali utili per la ricerca viene lanciato un appello pubblico attraverso i giornali locali e la distribuzione di volantini con cui si chiedeva agli abitanti di Modena e provincia di cercare nelle soffitte, nei cassetti, nei bauli le tracce della partecipazione dei loro familiari all’avventura coloniale in Africa Orientale, lettere fotografie, cimeli. La risposta si rivela superiore ad ogni aspettativa: emerge un notevole patrimonio di memoria storica, fatto di foto, diari, lettere, documenti privati utili ad integrare gli archivi pubblici, un patrimonio che se non recuperato rischia di andare perduto per sempre.

La ricerca si concretizza nel 2007 con una mostra “Modena-Addis Abeba andata e ritorno”, due pubblicazioni, la nascita di un Centro di Documentazione sulle Memorie coloniali e l’attivazione del sito www.memoriecoloniali.org dove è possibile consultare materiali, fotografie e studi.

La mostra viene poi riproposta ad Addis Abeba su invito dell’Istituto culturale italiano, e in quell’occasione gli studiosi italiani si rendono conto che la realtà locale è carente di memorie private visive e non visive, nasce quindi l’idea, dopo aver preso contatto con archivisti e storici etiopi, di condividere le memorie emerse dai fondi familiari modenesi. In seguito si creano legami tra l’università degli studi di Modena e Reggio Emilia e l’Università orientale di Napoli con l’università di Addis Abeba.

A questo primo progetto fa seguito, tra il 2015 e il 2016, “Albania-Italia. Due sponde dello stesso mare”. La vicinanza geografica ha da sempre favorito relazioni tra i due paesi, fatte di scambi commerciali, culturali, sociali. Nel 1939 l’Italia invade l’Albania e negli ultimi venti anni migliaia di albanesi sono immigrati in Italia. Dopo la raccolta e lo studio di testimonianze relative alla presenza italiana in Albania nel corso del Novecento, vengono organizzate mostre, pubblicazioni, giornate di studio, nello stesso tempo si sviluppa un dialogo e uno scambio di esperienze fra giovani registi italiani e albanesi.

Il 18 febbraio 2017 alla Casa delle culture di Modena viene organizzato dai Musei Civici, l’associazione MOXA e l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia “Nel labirinto coloniale. Un simposio in onore di Alessandro Spina”. Coordinato dal professore Paolo Bertella Farnetti, il convegno affronta il tema dei rapporti tra Italia e Libia e vede la partecipazione di docenti di varie università italiane: Luciano Marrocu interviene con la relazione “L’uomo che visse due volte. Alessandro Spina tra Oriente e Occidente”; Nicola Labanca con “La storia coloniale della Libia nei romanzi di Spina”; Elisabetta Benigni con “Il viaggio nella ‘città di rame’ di Alessandro Spina; Gennaro Gervasio con “Ai confini dell’ombra. L’esperienza coloniale italiana in Libia attraverso gli occhi di uno scrittore levantino; Sandro Triulzi con “Lo sguardo dentro: Alessandro Spina e la finzione coloniale”; Cecilia Novelli con “Alessandro Spina imprenditore e il miracolo economico”; Anna Santucci con “I ‘ponti imprevedibili’. Spina e la Cirenaica greco-romana tra memoria e identità”.

Al link http://www.memoriecoloniali.org/sites/default/files/Opuscolo%20Simposio.pdf si può scaricare l’opuscolo sul simposio.

Il convegno veniva preceduto dalla cerimonia della consegna ufficiale della biblioteca coloniale di Alessandro Spina (645 volumi, 200 numeri di riviste, fotografie, articoli), da parte delle nipoti dello scrittore Alessandra Cusan e Valeria Grazzi, al Centro Documentazione Memorie Coloniali di Modena.

Alessandro Spina, pseudonimo di Basili Khouzam, nasce a Bengasi nel 1927 in una famiglia di maroniti siriani, originari di Aleppo, stabilitasi in Cirenaica, proprietaria di un’industria tessile a Bengasi. A tredici anni Spina lascia la Libia per studiare in Italia. Si laurea in lettere a Milano nel 1953 con una tesi su Alberto Moravia. Tornato in Libia si dedica alla gestione dell’azienda familiare, contemporaneamente scrive racconti che invia a Cristina Campo, Giorgio Bassani e Pietro Citati che ne promuovono la pubblicazione presso editori importanti come Mondadori, Garzanti, Scheiwiller. All’avvento di Gheddafi anche la Manifattura dei Khousan viene nazionalizzata, nel 1979 Spina si trasferisce in Italia, si stabilisce in Franciacorta, dove vive appartato, isolato dal mondo letterario, dedicandosi completamente alla scrittura. Nel 2006 i romanzi “coloniali” vengono raccolti nel ciclo intitolato I confini dell’ombra, premiato nel 2007 con il premio Bagutta. Nel 2008 la Morcelliana pubblica Altre sponde. Tre romanzi brevi. Muore a Rovato nel 2013.

Spina ha vissuto in prima persona il cambiamento della Libia, dall’epoca coloniale fino all’avvento del colonnello Gheddafi. La Libia, in particolare la Cirenaica, è lo sfondo su cui si muovono i personaggi dei suoi racconti e dei romanzi. I confini dell’ombra è un ciclo di narrazioni a sfondo storico in cui è possibile seguire l’avventura coloniale italiana dall’invasione della Libia fino alla decolonizzazione, in cui compare, tra altri, il tema dei rapporti fra civiltà araba ed europea. “Un affresco narrativo di notevolissima intensità poetica e di singolare originalità nel panorama letterario contemporaneo” scrive Claudio Magris a proposito dell’opera spiniana, ricordando che nelle opere di questo autore la storia è “ritratta con irripetibile vivezza e precisione realistica nei suoi aspetti concreti (sociali, politici, militari, religiosi)”. (C. Magris, Una, cento, mille identità, “Il Corriere della Sera”, 16 settembre 2006, p. 41)

In Spina troviamo una curiosità partecipe per la realtà e la cultura libiche, che va ad aggiungersi alla curiosità per il passato collettivo italiano, quell’avventura coloniale presto rimossa dalla nazione.

Il convegno su Spina diventa la prima tappa di un nuovo progetto “Libia: il dovere di conoscere”, a partire dalle testimonianze dei modenesi comprese quelle presenti nelle raccolte dei Musei Civici. Ancora una volta si fa appello a quanti abbiano vissuto in prima persona o ascoltato da parenti o amici storie che testimoniano il rapporto tra Italia e Libia affinché mettano a disposizione del Centro Documentazione memorie Coloniali i documenti o le foto in loro possesso.

Le quattro sezioni del sito che possono interessare anche dal punto di vista didattico sono:

1) Fondi Documentali: il materiale documentario dei fondi catalogati è a disposizione esclusivamente a fini divulgativi-didattici, senza scopo di lucro. Le immagini possono essere utilizzate e scaricate previa autorizzazione (gratuita) del MOXA.

2)Progetti: è possibile scaricare le schede dei Progetti “Modena Addis Abeba andata e ritorno”, “Etiopia per non dimenticare”, “Memorie coloniali”.

3) Biblioteca: con tre sottosezioni:

* Produzioni: vi si trovano e si possono scaricare: “Nel labirinto coloniale”, opuscolo con gli abstract degli interventi al Simposio in onore di Alessandro Spina; l’Indice e l’Introduzione della Mostra “Modena Tirana andata e ritorno”; il catalogo bilingue completo di “L’Italia riscopre l’Albania/ Italia rizbulon Shqipërinë”; l’Indice e l’Introduzione del testo L’Impero nel cassetto. L’Italia coloniale tra album privati e archivi pubblici a cura di Paolo Bertella Farnetti, Adolfo Mignemi e Alessandro Triulzi, Mimesi 2013; materiali di “Returning and Sharing Memories Genesi e sviluppo di un progetto per l’uso del “passato comune” italo-etiope (1935-1941)”.

* Rassegna Stampa: gli articoli pubblicati da varie testate giornalistiche.

* Contributi: vengono presentati testi prodotti da loro o da altri, ad esempio è possibile scaricare l’intera tesi di Valeria Lanzillotta, «La rappresentazione degli africani nel colonialismo italiano: analisi delle foto dell’Archivio Coloniale di Modena “Centro Documentazione Memorie Coloniali”»; la tesi di Mariana De Carlo, “Campi di lavoro e deportazioni in A.O.I. (1935-1943)”; l’Introduzione di “Tripoli bel suol d’amore” liberamente tratto da alcuni diari conservati nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano; “L’immagine dell’Eritrea nelle fotografie di Errardo di Aichelburg (1898-1903). Conoscenza e dominio”; e molto altro ancora, quindi è una sezione da tener presente.

4) News ed Eventi: in cui si dà notizia di seminari come “Tripoli bel suol d’amore. Il colonialismo italiano in Libia: una proposta didattica”, a partire dal fumetto “Tripoli bel suol d’amore”; o di un Workshop internazionale e interdisciplinare “Built to Last? Material Legacies of Italian Colonialism”; oppure la presentazione di testi come il volume Etiopia. Conquista e conoscenza. Rappresentazione per immagini di Roberto Matarazzo (1936-1937), presentazione che può essere recuperata sul canale Youtube dell’Istituto storico di Modena al link

https://www.youtube.com/channel/UC1uMmaWOtVkKkIF6pxbQb9g/playlists

Il volume è frutto di un lungo lavoro e della collaborazione della Fondazione Aamod di Roma, di Moxa e del Centro Documentazione memorie coloniali, che ha portato al recupero di oltre 700 fotografie che il figlio Elio Matarazzo ha depositato presso la Fondazione Aamod e che ora possono essere consultate sul sito Memorie coloniali.

Navigando nel sito viene voglia di fare una capatina in soffitta o in cantina per curiosare in qualche vecchia valigia, in quello scatolone che è lì da sempre, per verificare se per caso non ci siano foto o documenti del passato. Se anche voi foste presi dalla curiosità di scoprire cosa si nasconde tra le vecchie cianfrusaglie che si accumulano nel tempo, e se per caso scopriste foto, lettere, documenti, ora sapete a chi affidare le vostre memorie familiari. Buona fortuna!

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15 ottobre 2022