“Autobiografia” (1) e “Breve storia di Quino” (Joaquín Salvador Lavado Tejón), inventore di Mafalda (ma non solo)
Quino mentre autografa una copia di un suo libro su Mafalda a Parigi (novembre 2004): foto di ByB (Bruno Barral), in https://fr.wikipedia.org/wiki/Fichier:Joaquin_lavado.jpg
Una striscia di Mafalda, da Quino, Todo Mafalda, Lumen, Barcellona, 2007, p. 263
Traduzione di Maurizio Gusso
Autobiografia
Al suono di questa ninna nanna nasce, nel 1932, a Mendoza (Argentina) un bebè chiamato Joaquín Salvador Lavado Tejón, «Quino», da genitori andalusi. Siccome papa e mamma sono spagnoli, «tutti gli spagnoli sono persone stupende» (2). Però a quattro anni (1936) il piccolo Quino scopre che vanno in giro alcuni spagnoli cattivissimi, che stanno ammazzando gli spagnoli buoni (3). Tedeschi, italiani, preti e suore (4) sono persone cattivissime perché stanno dalla parte degli spagnoli cattivi. Per contro ci sono catalani che hanno smesso di essere cattivi (5) e aiutano gli spagnoli buoni.
1939: Si salvi chi può! Hanno vinto i cattivi (6). Ma il piccolo Quino ormai va a scuola e lì apprende quelli davvero buoni sono gli argentini. Per tentare di sbrogliare la situazione intricata (7), il piccolo Quino si mette a disegnare, in silenzio. Parlando uno rischia di dire cose sbagliate sul bene e sul male. Verso la fine del 1939 il panorama si complica: gli inglesi, che erano cattivissimi perché avevano rubato le Malvine (8) e Gibllterra, ora sono buoni perché difendono il mondo dall’aggressione tedesca, italiana e giapponese (1941) (9). Anche i nordamericani (10) sono buoni. Nel 1945 Quino inizia a studiare disegno alla Scuola di Belle Arti di Mendoza.
Nel 1954, dopo essersi accorto del fatto che gli italiani, i tedeschi e i giapponesi (11) in fin dei conti non sono tanto cattivi e che neppure gli inglesi, i nordamericani e i francesi sono tanto buoni (12), si trasferisce a Buenos Aires, dove inizia a pubblicare le sue vignette. Nel 1960, Quino si sposa con Alicia, di origine italiana (13), e scopre la bontà di questo popolo stupendo. La sua carriera come disegnatore umoristico si afferma con Mundo Quino (1963) (14), suo primo libro, e nel 1964 nasce Mafalda (15), una bambina che tenta di risolvere il dilemma di chi sono i buoni e i cattivi in questo mondo.
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Note del traduttore
(1) “Nel 1993 la casa editrice Presencia Gitana chiese a molti umoristi un contributo per un’antologia di disegni contro il razzismo, che doveva essere accompagnato dai dati biografici di ciascun autore. Quino inviò, insieme ad alcune strisce di Mafalda e una tavola della serie ‘Humor’, questo testo […]”: Quino: un’autobiografia, in Quino, Tutta Mafalda. Edizione completa, riveduta e arricchita, Salani, Firenze, 2020 (IV ed.; I ed.: ivi, 2009), p. 645.
(2) Accenno alla contrapposizione fra “catalani” e “spagnoli non catalani”, legata non solo alla differenza linguistica fra catalano e castigliano, ma anche al conflitto fra centralismo castigliano e autonomismo (quando non separatismo) catalano. L’espressione spagnola “¡Quién fuera blanco! / […], aunque fuese / catalán” potrebbe essere anche tradotta in modo meno letterale così: “Pur di essere bianco / sarei anche / catalano”.
(3) Accenno evidente alla “Guerra civile spagnola” (17 luglio 1936 – 1° aprile 1939) tra sostenitori del legittimo governo spagnolo repubblicano (“gli spagnoli buoni”) e sostenitori dei generali golpisti ‘nazionalisti’, fra cui Francisco Franco (“alcuni spagnoli cattivissimi”).
(4) Accenno al decisivo sostegno militare accordato ai generali spagnoli golpisti dalla Germania nazista e dall’Italia fascista e a quello ideologico delle gerarchie cattoliche.
(5) Accenno al sostegno istituzionale e maggioritario dei catalani al legittimo governo spagnolo repubblicano.
(6) Accenno evidente alla vittoria finale dei ‘nazionalisti’ nella Guerra civile spagnola (1939).
(7) L’espressione originale spagnola “deshacer el embrollo” non è facile da tradurre, anche se letteralmente significherebbe “disfare l’imbroglio” (ma anche “venire a capo di una situazione intricata”).
(8) Riferimento all’estromissione (1833) del governatorato argentino (dal 1829) delle Isole Malvine, ribattezzate Falkland Islands dagli occupanti britannici.
(9) Accenno evidente al Patto tripartito (detto anche “Asse Roma-Berlino-Tokyo”) fra Germania, Italia e Giappone (Berlino, 27 settembre 1940) e alla loro partecipazione alla Seconda guerra mondiale (la Germania dal 1° settembre 1939; l’Italia dal 10 giugno 1940; il Giappone dal 7 dicembre 1941).
(10) Accenno evidente all’intervento dei “nordamericani” Canada (10 settembre 1939) e USA (8 dicembre 1941) a fianco degli Alleati nella Seconda guerra mondiale.
(11) Probabile riferimento alle transizioni democratiche in Italia, Germania e Giappone nel secondo dopoguerra.
(12) Probabile riferimento agli imperialismi e ai neocolonialismi inglese, statunitensi e francesi.
(13) Alicia Colombo, nipote di un genovese, nata a Buenos Aires un anno prima di Quino, morta nel 2017, dopo una lunghissima vita coniugale.
(14) Quino, Mundo Quino, Ediciones del tiempo, Buenos Aires, 1963 (ripubblicato da Ediciones de la Flor, Buenos Aires, 2010); tr. it.: Mondo Quino, L’universo dell’autore di Mafalda, Bompiani, Milano, 1970 (I ed.; ed. più recente: ivi, 1981).
(15) La striscia di Mafalda di Quino compare prima nel settimanale argentino “Primera Plana” (dal 29 settembre 1964 fino alla sospensione della pubblicazione il 9 marzo 1965), poi nel quotidiano di Buenos Aires “El Mundo” (dal 2 giugno 1965 fino alla sua chiusura il 22 dicembre 1967) e infine nel settimanale argentino “Siete Días Illustrados” (2 giugno 1968 – 25 giugno 1973). La striscia è pubblicata per la prima volta in Italia nel 1968, nell’antologia Il libro dei bambini terribili per adulti masochisti (a c. di Marcelo Ravoni e Valerio Riva, Feltrinelli, Milano). Nel 1970 esce la prima raccolta italiana di strisce di Mafalda: Mafalda la contestataria (Bompiani, Milano; IV ed.: BUR, Milano, 1999). Mafalda ha sei anni e si interessa dei problemi del mondo. Pone a sé e ai suoi genitori domande dirette, candide e disarmanti, a cui è difficile rispondere e che svelano le contraddizioni del mondo degli adulti, in cui Mafalda rifiuta di integrarsi.
Quino, Autobiografía, testo originale in spagnolo con tre autoritratti di Quino (dal sito https://www.quino.com.ar)
Breve storia di Quino
Joaquín Salvador Lavado Tejón nasce il 17 luglio (sebbene nei registri figuri il 17 agosto) nella città andina di Mendoza (Argentina). Fin dalla sua infanzia fu soprannominato Quino per distinguerlo da suo zio Joaquín.
1945. A 13 anni, dopo la morte della madre, s’iscrive alla Escuela de Bellas Artes che abbandonerà nel 1949 per dedicarsi ai fumetti e all’humor. 1950 – Riesce a vendere il suo primo fumetto in un negozio di tessuti di seta. 1951 – A 20 anni, viaggia a Buenos Aires, dove inizia a frequentare redazioni di riviste e giornali senza ottenere lavoro.
1954. Ottiene di pubblicare il suo primo fumetto nel settimanale “Esto es”.
1963. Nasce Mafalda con l’obiettivo di pubblicizzare il lancio di una marca di elettrodomestici chiamata “Mansfield”. Alla fine, la campagna non venne realizzata, ma a Quino rimane la striscia, che finisce per essere pubblicata il 29 settembre 1964 nel settimanale “Primera Plana”. Nello stesso anno pubblica il suo primo libro di humor grafico Mundo Quino con una prefazione dello scrittore, disegnatore e umorista Miguel Brascó.
1965. Quino inizia a pubblicare Mafalda nel quotidiano “El Mundo”. A partire da lì, la striscia ha un maggior successo e riesce ad arrivare in paesi dell’America del Sud e anni dopo in Europa.
1966. Appare la prima raccolta di strisce di Mafalda: Mafalda I, edito da Jorge Álvarez. In due giorni si esaurirono i 5.000 esemplari pubblicati in Argentina.
1973. Il 25 giugno, Quino decide di smettere di disegnare Mafalda, ma continua con le sue pubblicazioni settimanali di pagine di humor.
1969. Mafalda la contestataria è pubblicata in Italia con una prefazione di Umberto Eco, direttore della collana.
1976. Si esilia in Italia, dopo il golpe di Stato in Argentina, e vi rientra con il ritorno della democrazia nel 1983.
1984. Insieme al regista di film di animazione Juan Padrón crea la serie di cortometraggi Quinoscopios, basati sui libri di Humor e prodotti dall’Instituto Cubano de Arte e Industria Cinematográfica (ICAIC).
1988. La città di Mendoza lo nomina “Cittadino Illustre come Maestro di Humor” e gli consegna la chiave della città.
2009. Nella cornice dei festeggiamenti del Bicentenario in Argentina, Quino riceve la prima Medaglia del Bicentenario conferita a personalità spiccate della cultura e della società.
2014. Il 22 marzo, con la motivazione dei 50 anni della prima pubblicazione di Mafalda, l’ambasciatore di Francia a Buenos Aires gli consegna la “Legione d’Onore”, massima decorazione francese, nel Salone del Libro di Parigi. – Il 21 maggio in Spagna è insignito del Premio Principe delle Asturie di Comunicazione e Humanidades. – Il 27 maggio, il Senato della Nazione Argentina gli consegna a Buenos Aires la menzione d’onore “Senatore Domingo Faustino Sarmiento” per il suo contributo culturale. – Il 23 settembre, Quino è dichiarato “Dottore Honoris Causa” dell’Università di Buenos Aires.
2017. Il 9 agosto, l’Università Autonoma di Entre Ríos (UADER), in Argentina, nomina Quino “Dottore Honoris Causa”.
2019. Il 13 novembre l’Università Nazionale di Cuyo (Centro Universitario / Mendoza, Argentina) nomina Quino “Dottore Honoris Causa”.
2020. È morto il 30 settembre 2020, a 88 anni, un giorno dopo il compimento di 56 anni della prima pubblicazione di Mafalda.
Breve historia de Quino, testo originale in spagnolo con una foto di Quino (dal sito https://www.quino.com.ar).
In italiano il fumetto della quarta vignetta è stato tradotto così: “Capisco… Il guaio è che la donna, invece di scriverne le pagine, ha steso i panni della storia dell’umanità” (Quino, Tutta Mafalda, IV ed. cit., p. 327). Tuttavia, il testo originale spagnolo presenta un gioco di parole non facile da tradurre in italiano: infatti papel significa sia “carta”, sia “ruolo”, mentre trapo significa “straccio”, “strofinaccio”, “canovaccio”: cfr. Gloria Bazzocchi, «Mamá, ¿Qué te gustaría ser si vivieras?»: Mafalda e l’identità femminile, in G. Bazzocchi e Raffaella Tonin (a cura di), Identità e genere in ambito ispanico, Franco Angeli, Milano, 2011, pp. 93-115 e in particolare p. 112 e nota 22.
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29 aprile 2021